La frammentazione della produzione a livello globale richiede una misurazione del commercio in termini di valore aggiunto che tenga conto di come parti di valore contenuto nei beni e servizi sono aggiunte in ciascuna fase dei processi produttivi all’interno delle catene globali del valore.
La qualità degli indicatori relativi al commercio in valore aggiunto dipende dalla qualità delle sottostanti tavole globali di Input-Output che a loro volta dipendono dalla qualità e disponibilità delle statistiche nazionali che ne sono alla base così come dalle tecniche di bilanciamento e stima usate nella procedura di armonizzazione. Nonostante le statistiche in valore aggiunto siano ampliamente utilizzate nella ricerca economica, non vi è coerenze tra le diverse banche dati né una procedura unica e condivisa nella costruzione dei dati su cui il commercio in valore aggiunto è stimato.
Questo lavoro rappresenta un tentativo di sistematizzare le potenziali fonti di differenze tra le banche dati globali e di mostrare la risultante deviazione nelle stime degli indicatori di partecipazione alle catene globali del valore.
La lotta al cambiamento climatico rappresenta un bene pubblico globale. Mentre l’accordo che sarà negoziato a Glasgow potrà essere solo a livello mondiale, la sua implementazione dovrà necessariamente essere locale. L’assistenza finanziaria, quindi, si rende necessaria per i paesi in via di sviluppo nella lotta alla crisi climatica. Un percorso praticabile, dopo l’acceso dibattito sulle precedenti responsabilità dei paesi sviluppati e sull’attuale andamento delle emissioni, è quello di promuovere strumenti condivisi e soluzioni vantaggiose per tutti.
Un prezzo globale del carbone (Global Carbon Pricing, GCP) – da non considerare come una tassa – rappresenta una soluzione vantaggiosa per tutti. Il presente Studio offre un’analisi della potenziale efficacia del GCP sulla base di un confronto empirico di dati elaborati da diverse fonti ufficiali.
Lo Studio presenta un’analisi descrittiva dell’interscambio tra Italia e Mercosur e una simulazione controfattuale volta a valutare come l’Accordo di associazione commerciale tra Unione Europea (UE) e Mercosur potrebbe influire sui flussi commerciali dell’Italia. La prima parte è dedicata alla ricostruzione delle relazioni economiche tra Italia e Mercosur, con una disamina degli interessi commerciali italiani in termini di esportazioni e importazioni e un approfondimento dedicato al settore agroalimentare. La seconda parte riguarda una simulazione quantitativa condotta attraverso un modello di equilibrio generale globale per valutare gli effetti economici attesi dell’Accordo. I risultati della simulazione mostrano che i partner su entrambe le sponde dell’Atlantico potranno registrare un aumento dei flussi commerciali e del PIL a seguito dell’Accordo, sebbene una certa eterogeneità dei risultati, sia a livello di aree che settoriale, è stata riscontrata nello Studio.
La relazione tra commercio e cambiamento climatico è molto complessa e le interazioni tra i due fenomeni si manifestano in molteplici modi. I meccanismi sono sia diretti che indiretti e le caratteristiche globali degli impatti sul clima e le relative responsabilità incrementano le difficoltà interne al dibattito politico. A tal fine, una profonda conoscenza dei collegamenti tra settori e regioni come così come tra diversi livelli decisionali, è un prerequisito per gli esercizi di valutazione delle politiche climatiche e/o commerciali. Di seguito il link per scaricare il secondo volume dei Quaderni Rossi-Doria
L’UE ha sempre fatto uso di accordi bilaterali nei rapporti con i paesi terzi ma, nell’ultimo decennio in concomitanza con le difficoltà incontrate dal Doha Round dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, questo tipo di accordi ha rappresentato lo strumento principale della politica commerciale comune. Si tratta di una tendenza comune anche ad altri paesi, tuttavia l’UE si distingue per il numero e la profondità degli accordi raggiunti.
Il presente studio è dedicato all’Accordo economico e commerciale globale (Comprehensive Economic and Trade Agreement, CETA) tra UE e Canada, per ora applicato in modalità provvisoria in attesa della ratifica da parte degli Stati Membri. L’obiettivo è cercare di fare chiarezza su alcuni aspetti controversi che paiono meritevoli di un maggior approfondimento rispetto all’analisi già svolta dal Centro Manlio Rossi Doria in collaborazione con l’ICE.